Inseriamo qui la storia della nostra Manu arricchita da alcune frasi tratte dal suo blog.
Storia di Emanuela Brancati
Emanuela Brancati è una ragazza piena di vita, allegra e sempre pronta a condividere un sorriso con chi è demoralizzato. Laureata in psicologia decide di emigrare. Prima a Perugia, poi Milano. A 28 anni, quando è a Milano comincia a soffrire di una strana forma di stitichezza saltuaria. A volte stava bene, altre aveva forti mal di pancia e difficoltà ad andare di corpo. In quel periodo decide di tornare a Palermo, con la sua famiglia e il suo ragazzo. A luglio la situazione peggiora e a fine del mese è ricoverata con urgenza in ospedale. Rimane lì per un paio di settimane. Dopo una serie di controlli e analisi specifiche la diagnosi è chiara: tumore del colon con metastasi al fegato.
Manu, come ama farsi chiamare dagli amici, vive forti emozioni che desidera condividere con i suoi amici attraverso un blog (pensieri di cristallo). Ecco le parole comparse sul blog della nostra Manu all’indomani della scoperta della malattia.
E poi all’improvviso la tua vita prende una direzione strana, esce dai quei binari che a fatica avevi costruito per percorrere una strada che non avevi previsto. E si fa fatica ad accettare il motivo… forse un motivo neanche c’è. Ma succede e quando succede c’è solo una cosa da fare. Dare fondo a tutte le proprio energie, mettercela tutta e superare le difficoltà.
Una serie di parole si accavallano una dopo l’altra… Parole che non avresti mai pensato che avrebbero riguardato te. Parole difficili da digerire. Ma non è tempo di lasciarsi andare, di farsi prendere dallo sconforto. E’ tempo di farsi inondare dall’affetto degli amici, dei parenti, di chi mi vuole bene. All’improvviso tutto prende una prospettiva diversa, tutto viene visto in modo distorto, diverso e si mette a fuoco quello che veramente ha valore, quello che ha importanza… le amicizie, l’affetto, la vita. Quella vita che merita di essere vissuta, difesa, protetta dinanzi ad ogni cosa.”
Una malattia troppo difficile da accettare a soli 28 anni, ma vissuta e affrontata con un desiderio costante, quello di riconquistare la propria vita, tornare ad essere ”quella di sempre”.
“Rivoglio la mia vita” ecco cosa dice Manu, il suo costante stimolo a non mollare è racchiuso in questo grande ma, allo stesso tempo sorprendentemente semplice desiderio. È lei a dare forza a chi le sta accanto:
Quanto vale il sorriso in un amico felice di vederti? La gioia di un amico nel farti una sorpresa sicuro che ti farà piacere? Sono queste le piccole grandi cose della vita che hanno davvero valore.
Grazie di cuore, vi voglio bene.
Dopo una serie di consulti medici si decide di cominciare la chemioterapia in modo da ridurre la crescita del tumore e delle metastasi. Emanuela risponde bene, grazie anche alla sua caparbietà e alla sua forza e voglia di vivere. Ogni 2 settimane ripete un ciclo di che mio e tutti i valori che indicano la presenza del tumore ritornano alla normalità. Combatte anche contro il senso di inappetenza dato dalla cura per non perdere peso e ritornare ad una vita più regolare.
Si decide quindi di proseguire con un’operazione chirurgica. Emanuela si sottopone a 2 interventi nel giro di un mese di 12 e 13 ore, rispettivamente, a marzo e aprile 2009, entrambi all’ospedale Humanitas di Milano. Nel primo, vengono tolti 19 cm di colon attaccato dal cancro e con una tecnica del tutto innovativa ed efficace, proposta dal dott. Makuuchi Masatoshi e sviluppata del dott. Guido Torzilli, vengono tolte 19 metastasi dal fegato sinistro, risparmiando la parte sana, di diverse dimensioni. La più grande di diametro 3 cm e la più piccola delle dimensioni di un chicco di riso. Nel secondo intervento gli viene levata tutta la parte destra del fegato.
Dopo entrambi gli interventi Emanuela ha mostrato una grandissima forza di volontà che l’ha portata a camminare dopo pochissimi giorni. Ogni giorno si sveglia e si sente sempre meglio. La vita le sorride e lei sorride alla vita. Il peggio sembra essere passato e riprende ben presto a condurre un’esistenza ordinaria. Riprende la sua amata danza del ventre, esce con gli amici e il suo ragazzo. Si diverte ed è serena.
Un controllo di routine, una tac all’addome cela però un triste epilogo. Il tumore è ritornato. Ci sono alcune metastasi al fegato. Piccole, ma sono lì. Riprende subito la chemioterapia. La malattia non avanza, ma si forma una cisti all’ovaia che le fa gonfiare la pancia nel giro di pochi mesi. Compie 30 anni il 7 gennaio 2010. Per l’occasione organizza una festa e sua insaputa le viene infilato un anello al dito per la grande promessa, davanti alla sua famiglia e a tutti gli invitati. Piange e si emoziona pronunciando un tenerissimo “sì”, prima di nascondersi nel tenero abbraccio del suo Francesco.
Va a Milano per fare una serie di 3 cicli di radioterapia, per attaccare due metastasi, una vicino alla vena cava che le occluderebbe le funzioni epatiche e l’altra, di piccole dimensioni, formatasi in una costola. La radioterapia risulta essere un fallimento assoluto e totalmente inefficace. Sente sempre dolore e non riesce a stare seduta comodamente se non imbottita di antidolorifici.
Si opera dopo un mese per eliminare la cisti che nel frattempo ha assunto le proporzioni smisurate. Si risveglia con una forte tachicardia. Il cuore batte 150 pulsazioni al minuto. La situazione migliora un poco e viene dimessa.
Dopo due settimane comincia ad avere problemi di respirazione. In un polmone si forma del liquido che viene drenato. Sta in ospedale una settimana. Il liquido è analizzato e la causa non sembra essere di natura tumorale. I risultati si sbagliavano. Respira male e con l’aiuto dell’ossigeno. È l’altro polmone ad avere lo stesso problema adesso.
Si ricovera. Le drenano il liquido del polmone, ma la situazione non ha grossissimi miglioramenti. Continua a star male e fa sempre più fatica a respirare. Dopo tre settimane di ricovero e sforzi incredibili per respirare chiede di poter essere intubata. I primi 2 giorni è sveglia e riesce a comunicare. Scrive su di una lavagnetta i suoi pensieri e i suoi timori. Dopo una settimana, però, i suoi polmoni non hanno più superfici disponibili per scambiare ossigeno. Il tumore avanza ad un ritmo forsennato.
Emanuela si spegne l’11 Aprile 2010 tra le lacrime interminabili e irrefrenabili di tantissime persone, le stesse che hanno realizzato un suo gran desiderio: supportare gli ammalati oncologici. Nell’ultimo periodo della sua vita, purtroppo trascorso per lo più in ospedale, quando sentiva di averne le forze, Manu aveva preso l’abitudine di andare a trovare gli altri ammalati oncologici ed ha espresso questo desiderio: “creare un’associazione che possa portare un aiuto e un conforto a chi soffre a causa di questo male”. Trovava insopportabile percepire quegli atteggiamenti privi di qualunque forma di speranza che troppo spesso vengono riservati alle persone che si ammalano di cancro. “Chi si ammala di cancro non si può considerare un morto che cammina” diceva.
La sua guerra contro il cancro è stata scandita da tante “battaglie”: “la posta in gioco è molto alta… in gioco c’è la mia vita, ma io ho tutta la forza, la voglia e l’energia per riprendermela, perchè ci tengo troppo, perchè è mia, perchè è tutto quello che ho costruito, perchè sono io!”
Non ha mai smesso di lottare la nostra piccola grande Manu e ci ha permesso di lottare al suo fianco: per tanti mesi è stata ed è tuttora un pensiero che abbiamo diviso e dividiamo ogni giorno.
Gli strumenti per superare “il suo ostacolo”, presto diventato un ostacolo comune, ce li ha sempre forniti lei stessa: coraggio, energia, determinazione e una costante lezione di vita. “Spesso diamo per scontato di avere una vita e pensiamo sia per sempre, ci trascuriamo e non capiamo il vero valore di quello che abbiamo.”
E con lo stesso spirito che nasce l’11 maggio 2009 l’Associazione “Luna Dolce Emanuela Brancati Onlus”. Gli scopi sociali di Luna Dolce sono numerosi. Offrire un supporto medico, psicologico, giuridico al malato, specialmente al momento della diagnosi, informare il tessuto sociale sui metodi di prevenzione della malattia, sostenere la ricerca scientifica impegnata nella lotta contro il cancro.
Grazie Manu